Le descrizioni di Selvaggi che stiamo riproponendo risalgono ad un periodo che va dal 2005 al 2009. Come ben sappiamo la morfologia del terreno può variare molto velocemente a causa dei fenomeni naturali, degli incendi e dell’incuria dell’uomo. Purtroppo questo è accaduto in particolare al sentiero di seguito descritto. Pertanto, in questo caso, è opportuno evidenziare la condizione attuale del sentiero rispetto a quella descritta da Selvaggi.
Nella mappa il sentiero descritto da Selvaggi è rappresentato in blu ed in rosso; in arancione è rappresentata la scalinata (vedere Figura 4 dell’articolo); in giallo una sezione creata a seguito della chiusura della scalinata stessa. Attualmente oltre alla scalinata, anche i segmenti rosso e giallo sono quasi del tutto scomparsi. La parte blu è invece tuttora percorribile e a questa si è recentemente aggiunta la sezione viola che consente di raggiungere la Strada Panoramica a ridosso della cinta muraria all’altezza della quarta torre contando dall’alto.
Pellegrini verso il Tempio di Giove: “Il Sentiero dei Pellegrini”
di Emilio Selvaggi
In epoca romana doveva esistere un diverticolo che congiungeva l’Appia, prima di arrivare a Piazza Palatina, con il corridoio di ingresso al cosiddetto campo trincerato. Per quanto dubbia possa essere la presenza di un lastricato originario, questo percorso appare necessario, anche in tempo di pace, per il rifornimento sia delle truppe acquartierate, sia per le esigenze del personale addetto al tempio (Foto 1 e 2).
Mai sarebbero stati aperti, a così breve distanza uno dall’altro, due varchi in mura che avevano scopi difensivi, se non per la necessità di collegarli ad indispensabili vie di accesso e, forse destinati a funzioni diverse (cultuali e militari).
Un percorso, anticamente riservato ai soli soldati, era costituito dal cammino di ronda sulla sommità del muro di cinta. Più tardi, ai suoi piedi, sul lato esposto a sud, un erto sentiero consentiva di raggiungere l’altura. Fino all’apertura della strada panoramica negli anni ‘50, l’unico varco d’accesso alle antiche rovine fu questo.
Infine, il terzo antico itinerario è quello che da poco è stato riaperto, esso ripercorre a grandi linee la via che conveniva ai pellegrini, quando dalla città si recavano al santuario.
Proprio questo sentiero, consigliamo vivamente a chi vuole gustare appieno tutto il fascino che natura ed archeologia sono in grado di offrire. Si parte dalla curva in località “La Fossata” (a quota 92 m. sul livello del mare). L’area è occupata da un boschetto di pino d’Aleppo. L’ingresso carrabile è chiuso da un cancello verde; però, sulla sinistra, un passaggio pedonale è sempre aperto (Foto 3).
Il facile sentiero, che porta da questo punto al tempio di Giove, è lungo 1.300 metri e supera un dislivello di 135 metri. Esso traccia sul fianco del monte una grande zeta rovesciata. All’inizio va in direzione sud-est, fino a quando raggiunge l’orlo del dirupo in prossimità della Grotta Sabina, piega quindi in direzione nord, dando la sensazione di allontanarsi dalla meta, quindi arriva quasi a toccare la cinta muraria all’altezza della 6a torre (contando dall’alto), infine, piega di nuovo a sud-est, in direzione dello spigolo di sud ovest del Tempio. Qui una scalinata ci conduce sulla terrazza inferiore (Foto 4).
Ai piedi della scalinata, sulla sinistra, è ora possibile apprezzare in seguito ai lavori di recente bonifica l’opera poligonale eretta a rinforzo delle strutture terrazzate, essa aveva una funzione estetica ancor prima che statica ed ha una sua giustificazione solo perché l’accesso al tempio avveniva da questo lato (Foto 5).
Il percorso permette di apprezzare il fascino del paesaggio proprio perché, scoprendo porzioni di orizzonte sempre più ampi, conduce alla visione a 360 gradi godibile dalla terrazza sovrastante il Tempio di Giove Anxur, a 227 metri sul livello del mare. È da lì che ci si può rendere veramente conto del congiungimento dei monti Ausoni con il mare e della funzione strategica di Terracina, Terra di Frontiera e Termopili del Lazio. Basta girarsi indietro per trovarsi la Terracina settecentesca e moderna ai propri piedi. (Foto 6).